Maurizio Quarta
Intervista a Ivan Capelli, ex pilota di Formula 1, commentatore televisivo e neo-presidente di ACI Milano
Il circuito di Monza, certamente tra i più noti e amati sia dal pubblico che dai piloti, sta vivendo attualmente una fase di particolare difficoltà, aggravata dalla pesantissima spada di Damocle del rinnovo contrattuale del Gran Premio che pesa sul suo futuro.
Togliere Monza alla Formula 1 viene percepito dagli appassionati come un torto alla storia, anche se purtroppo in un mondo fortemente orientato al business la storia da sola non può più essere sufficiente a garantire la continuità.
In un contesto così difficile, alla presidenza di ACI Milano, ruolo che implica una responsabilità quasi diretta sull’Autodromo, è stato eletto Ivan Capelli.
Già campione italiano di Formula 3, è stato nei primi anni ’90 uno dei più promettenti giovani piloti di Formula 1 con Tyrrel, March Judd e Leyton House prima di vivere una sfortunata stagione in Ferrari. Da pilota, nel 1998, è diventato un apprezzato commentatore RAI ai gran premi.
Abbiamo avuto il piacere di una lunga conversazione con lui, nei giorni immediatamente successivi alla sua elezione, di poco precedenti al weekend del Gran Premio d’Italia.
Qual è stata la spinta a correre per un ruolo totalmente differente e sicuramente più complicato rispetto alle sue due precedenti vite nel mondo delle corse.
Risposta semplice e molto diretta, com’è peraltro nel suo stile di comunicazione: “Sentivo troppa negatività intorno all’Autodromo, troppo immobilismo, come se tutto a Monza fosse dovuto semplicemente per il fatto di avere una storia e una lunga tradizione”.
Una decisione difficile.
Capelli ricorda che il momento scatenante della decisione è stato rappresentato dalla Coppa Intereuropa Storica del 2013, uno degli eventi cosiddetti minori in calendario, “con un paddock praticamente deserto”, mentre solamente l’anno precedente il numero di partecipanti era talmente alto che la polizia ha praticamente fatto da pace-car per garantire la sicurezza in pista.
Un lungo periodo di riflessione e alla fine la consapevolezza che la sua esperienza quasi unica potesse essere utile a rivitalizzare il marchio Monza, con il supporto di un nuovo gruppo di management, lo ha convinto a fare il grande salto. Gli anni passati con la TV sui circuiti di tutto il mondo gli hanno offerto una visione globale su tutti i paesi dove corre oggi la Formula 1: “è stato certamente molto educativo assistere alla nascita dei nuovi gran premi, come Turchia e Bahrein”.
D’altra parte, Capelli è ben conscio che essere molto noto, oltre che personalmente sempre disponibile, potrebbe essere un problema: “So bene di essere una sorta di calamita delle aspettative di tutti coloro che si aspettano novità e cambiamento a Monza. Ricordo che durante il Gran Premio di Ungheria, mi ci sono volute quasi due ore per passare da un estremo all’altro del paddock con tutti che sollecitavano la mia attenzione su problemi da risolvere …”
Quale ricetta?
Non ci sono ricette organizzative predefinite, salvo la consapevolezza che “non potrà esserci un uomo solo al comando. E’ importante costruire una buona squadra e farla lavorare in maniera efficace, un po’ come un iceberg di cui si vede solamente il 20% della parte emersa”.
Un elemento chiave della squadra sarà Andrea Dell’Orto, Presidente degli industriali di Monza e Brianza con una lunga tradizione imprenditoriale di famiglia nella produzione di carburatori: è stato infatti nominato Presidente di SIAS, la società operativa che gestisce l’Autodromo e le attività del circuito. Nel suo ruolo apporterà soprattutto competenze manageriali e di gestione, oltre ad un si spera produttivo legame con l’economia del territorio.
Si è a lungo vociferato di un impegno anche da parte di Stefano Domenicali fino a pochi mesi fa a capo del Team Ferrari di Formula 1: secondo Capelli, “è certamente oggetto del desiderio, essendo ben consapevole che qualsiasi ruolo gli possiamo offrire rischia di essere riduttivo in termini sia economici che di prestigio … ciò non di meno, ha confermato la sua disponibilità nel mettere a disposizione contatti ed esperienza come una sorta di ambasciatore del circuito”.
Una strategia di Marketing.
Un buon team senza una chiara agenda di lavoro rischia di essere inutile; gli obiettivi di Capelli: “ridare a Monza il ruolo centrale che le spetta, a partire da un calendario agonistico all’altezza degli anni migliori; aumentare il numero dei soci ACI ampliando la gamma dei servizi offerti; riaprire il tradizionalmente difficile dialogo con le istituzioni di Milano e Lombardia”.
La sola storia del circuito, per quanto prestigiosa, non è più sufficiente per ottenere “credito” dagli organizzatori dei vari campionati, anche perché negli ultimi anni è fortemente aumentata la concorrenza tra i diversi circuiti. “Quando perdi una gara in calendario, è quasi impossibile riuscire a riprenderla”. La Superbike correarà ancora a Imola nel 2015, mentre il WTCC (Mondiale Turismo) sembra poco disponibile ad un rientro su Monza dopo alcune edizioni molto fiacche.
Elemento chiave della strategia di Capelli è un circuito economicamente indipendente, capace di generare flussi di reddito non solo dalle corse, ma anche da altri tipi di eventi: una sorta di rivoluzione copernicana in un mondo dove, fino ad epoche recenti, tutti i costi venivano coperti dagli introiti del Gran Premio. Questo implica un radicale cambio di mentalità e di approccio: Capelli ricorda le sue esperienze con Ferrari e Maserati, con cui ha spesso gestito corsi di guida sportiva e sicura, i cui concessionari oggi devono “correre ed essere proattivi e non possono più permettersi il lusso di stare fermi ad aspettare i clienti”.
Conseguenza diretta dovrebbe essere un cambiamento dell’immagine e della percezione di ACI da parte del grande pubblico. “Qualità nei servizi resi agli associati e trasparenza da parte del management sono essenziali per innescare la spirale virtuosa di cui abbiamo assoluto bisogno”.
Quali sono quindi gli obiettivi da conseguire nei famosi primi 100 giorni”? Primo tra tutti, riaprire il dialogo con Bernie Ecclestone per il rinnovo del contratto per il Gran Premio, con il pieno coinvolgimento delle istituzioni. Poi sfruttare appieno il legame con EXPO 2015 attraverso un accordo articolato e ben definito.
Capelli sa bene che tutto ciò andrà fatto in un contesto dove l’influenza e l’interferenza della politica ha da sempre giocato un ruolo significativo, se non decisivo; non ne nasconde la delicatezza, ma, dice, “alla fine anche un pilota deve saper essere un buon politico, specie se consideri che il tuo principale concorrente è il tuo compagno di squadra … la tua abilità sta nel sapere cosa condividere e cosa nascondere.”
Capelli è stato uno dei pochi piloti che ha avuto occasione di lavorare con due grandi nomi della Formula Uno, Adrian Newey (il geniale progettista di Red Bull e di tante altre monoposto di successo) e Ferrari.
“Newey è realmente l’unico e vero genio della Formula 1, capace di influenzare e cambiare il modo di pensare, produrre e gestire di una squadra.”
Su Ferrari: “all’epoca c’era un generale problema di stabilità nella squadra. Facendo un paragone con il Grande Fratello televisivo, diciamo che sono stato nominato”.
Il fatto di aver accettato questo nuovo ruolo non per motivi economici (l’appannaggio del presidente è realmente basso e infatti Capelli continuerà a fare il commentatore televisivo), o per ricerca di notorietà (che già ha), ma per spirito di servizio dovrebbe aiutarlo a guidare con successo la nuova ACI tra i meandri della politica e del grande business del motorismo internazionale.
“Intervista originale in inglese pubblicata su www.pitpass.com”
Foto Rent a Journalist