L’alba dei quattro tempi nel 2002 apre la strada alla moto italiana. Breve storia di un simbolo del MotoGP™, la Ducati Desmosedici.
La recente presentazione del team Ducati 2016 e del prototipo che correrà nel Campionato del Mondo MotoGP™ è stata l’occasione per rivivere la storia del costruttore italiano e celebrare quella che è non solo una moto ma un’idea stupenda. Quest’anno, come ricordato nel corso dell’evento che si è svolto nella casa del costruttore di Borgo Panigale, cade il novantesimo anniversario di fondazione della fabbrica motociclistica; compleanno ricordato anche con una scritta sul serbatoio del nuovo prototipo 2016.
Era il 1926 quando Antonio Cavalieri Ducati fondò l’azienda battezzandola Società Scientifica Radio Brevetti Ducati specializzata nella ricerca e nella produzione di tecnologie per le comunicazioni radio. Nel 1946, dopo la produzione bellica che gettò le prime basi per il comparto motociclistico, ecco la sfida nella creazione di propulsori per le due ruote, inizialmente per biciclette motorizzate. Negli anni ‘50 fu inventato quello che oggi caratterizza tutte le Ducati: il motore desmodromico, progettato e costruito nel 1956 dall’ingegnere Fabio Taglioni. In questa particolare tecnologia la valvola d’immissione del carburante viene controllata non solo nell’azionamento ma anche nel richiamo. La molla che chiude l’apertura del cilindro lascia il posto ad un complesso meccanismo composto di due bilancieri collegati all’albero a camme. Una rivoluzione nel sistema cilindrico che assicura regimi di rotazione più elevati e prestazioni superiori grazie al richiamo più preciso della valvola, evitando l’urto tra questa e il pistone.
Un’innovazione che dura, con varie modifiche, da cinquant’anni e che distingue le moto Ducati in strada come in pista da tutte le altre. Il modello di prototipo che dal 2003 è protagonista nel Campionato del Mondo MotoGP™, la massima competizione motociclistica al mondo, è infatti chiamato ‘Desmosedici’; nome che unisce la parola ‘desmodromico’ a ‘sedici’, in riferimento al numero di valvole distribuite sui cilindri.
Ecco anno per anno l’evoluzione della moto italiana nel MotoGP™ dal suo debutto nella classe regina fino al 2016 passando dal titolo mondiale vinto nel 2007.
2003
Troy Bayliss, che aveva portato la Ducati al grande successo in WorldSBK e Loris Capirossi, corridore già di grande esperienza, sono i primi piloti ufficiali Ducati della Desmosedici GP3 nel Campionato del Mondo MotoGP™. Il successo è immediato, Capirossi è terzo in Giappone, prima gara della moto e vince subito dopo il GP di Catalogna. Con Capirossi e Bayliss Ducati conquista nove podi e una vittoria nell’anno del debutto.
2004
Sia Bayliss sia Capirossi rimangono nel team ufficiale, ma la GP4 si dimostra una moto meno facile da gestire della precedente e arrivano solo due podi in tutto l’anno. Loris Capirossi termina la stagione al nono posto e Troy Bayliss è quattordicesimo.
2005
Carlos Checa sostituisce Troy Bayliss e l’anno vede il passaggio di Ducati alle gomme Bridgestone prolungando poi questo binomio per gli anni a venire. Capirossi è stato ancora una volta il pilota leader con tre pole, due vittorie e due podi che gli fanno raggiungere il sesto posto mondiale. Checa invece sale tre volte sul gradino più basso del podio.
2006
La GP6 ha una migliore aerodinamica e un motore più potente che permettono a Capirossi di essere il leader del campionato ad inizio stagione. Ma l’annata per la rossa di Borgo Panigale prende una brutta piega dopo l’incidente tra Sete Gibernau e Capirossi al GP di Catalogna. A Valencia Troy Bayliss sostituisce lo spagnolo e vince davanti all’italiano che termina la stagione al terzo posto assoluto cementificando il ruolo di Ducati in MotoGP™.
2007
Nel 2007 Casey Stoner divide il box Ducati con Loris Capirossi. La GP7 diventa la moto simbolo della nuova cilindrata 800cc. La creatura di Filippo Preziosi, responsabile di Ducati Corse, è finalmente una moto completa. In mano a Stoner la Desmosedici poi decolla e in Qatar l’australiano vince la sua prima gara; da lì fino alla fine del binomio magico saranno 23 i gradini più alti. Nel 2007 sono dieci e danno a Stoner la vittoria nel Campionato del Mondo MotoGP™, la prima e unica fino ad oggi per la scuderia bolognese.
2008
Loris Capirossi esce dal team ufficiale e al suo posto arriva Marco Melandri; un anno di basso profilo il suo e solo una volta tra i migliori cinque a fine gara. Anche Stoner non riesce a ripetersi; con solo sei vittorie e 280 punti non non bissa il primato iridato della stagione precedente.
2009
La GP9 presenta la novità del telaio in fibra di carbonio che sostituisce il tradizionale in acciaio. Nel team ufficiale arriva l’americano Nicky Hayden. Stoner è riconfermato è ottiene quattro vittorie e quattro podi durante l’anno ma l’infortunio lo mette fuori dai giochi troppo presto per dire la sua nella corsa al titolo.
2010
Nel 2010 sia Hayden sia Stoner restano con la squadra. La GP10 evolve grazie ad un nuovo pacchetto aerodinamico e un motore più affidabile anche per far fronte alle nuove regole che impongono un tetto massimo di motori utilizzabili. Stoner è ancora una volta l’unico pilota a saper portare alla vittoria la moto italiana; da qui nascerà il comune pensare che vede l’australiano come l’unico in grado di far vincere la Desmosedici.
2011
Valentino Rossi e Nicky Hayden sono i portacolori del 2011 con una moto che cambia evolvendo sulla strada battuta. Ma la stagione si rivela particolarmente difficile per i due ducatisti; un solo pilota raggiunge il podio e in classifica finale entrambi sono fuori dalle migliori cinque posizioni. Si provano ulteriori modifiche nel corso della stagione che saranno riprese anche quella dopo caratterizzata da un nuovo cambio di regolamento.
2012
Nel 2012 la cilindrata in MotoGP™ aumenta a 1000cc. Per la prima volta Ducati introduce un telaio in alluminio parallelamente a quello in carbonio nel tentativo di migliorare le prestazioni della Desmosedici. Le speranze dei tifosi sono riposte su Valentino Rossi nel nell’ideale binomio, moto-pilota, tutto italiano. Il pesarese conquista come migliori piazzamenti solo il secondo posto a Le Mans e a Misano concludendo l’anno sotto i migliori cinque. Sarà una grandissima delusione e contribuirà a far cessare il legame tra il pluricampione e la scuderia italiana.
2013
Nel 2013 Andrea Dovizioso entra nel team Ducati a fianco di Nicky Hayden; il duo però non riesce a salire mai sul podio finendo uno ottavo e l’altro nono in classifica generale. Forse l’annata più buia per la Desmosedici. Gigi Dall’Igna arriva in Ducati come nuovo direttore generale del reparto corse, questo cambio segna una svolta.
2014
La GP14 e la GP14.2 sono le prime moto firmate Dall’Igna. Anche se restano un’evoluzione più che una rivoluzione sono indice di grande cambiamento. Andrea Dovizioso è artefice una stagione solida con due podi, una pole in Giappone e molti piazzamenti a ridosso dei primi dimostrando che Ducati ritorna a guardare in alto. Molteplici aspetti tecnici e vari infortuni segnano invece il 2014 del nuovo e pilota ufficiale, l’ottimo Cal Crutchlow, che va a podio in una sola occasione.
2015
Per la prima volta il team Ducati MotoGP™ è rappresentato da due piloti italiani quando Andrea Iannone affianca Andrea Dovizioso in sella alla Desmosedici. La coppia guida la nuova GP 15 che mantiene il saldo della tradizione ma dimostra subito di essere una moto da prime posizioni. Dovizioso conquista tre secondi posti consecutivi e Iannone fa impazzire i tifosi con una gara memorabile a Phillip Island. Il 2015 sembra l’anno della rinascita che tutti stavano aspettando; meno forse i piccoli alettoni montati sulla moto che non si vedevano dal 2010, non piacciono esteticamente a molti fan ma si rivelano indispensabli. La moto c’è e lo dimostra, al di là di qualche prestazione opaca nel corso della stagione.
2016
Ducati riprova a mettere la nuova Desmosedici davanti a tutti nel novantesimo anno di attività. Le condizioni sembrano favorevoli e la strada è quella giusta per confermare le aspettative.
Fonte: motogp.com