Tra gli oltre 50 piloti iscritti quest’anno all’edizione monzese del Blancpain GT Series Endurance Cup, ce n’è uno particolarmente interessante, il russo (quasi italiano di adozione) Alex Moiseev.
Quello che lo rende particolare è il suo “multiforme aspetto”: senior manager del gruppo multinazionale di cybersecurity Kaspersky, sponsor importante del team Ferrari di Formula 1 e pilota alla guida di una Ferrari 458 Italia nei campionati Blancpain Endurance Series e Ferrari Challenge.
Il manager e il pilota
Tre figli, 35 anni, una lunga carriera con Kaspersky, iniziata nel 2006, proseguita per diversi anni a capo delle operazioni italiane e dell’area mediterranea, per approdare al ruolo di Managing Director Europa Kaspersky.
Una grande passione: i motori. “Nata sin da piccolo” e continuata sino ad oggi con lo stesso spirito di divertimento: per usare l’espressione semiseria di Alex, “crescendo aumenta solo il prezzo del giocattolo”, che è oggi la Ferrari gruppo GT3 con cui corre.
Un inizio agonistico tutto sommato recente, se teniamo conto che la prima vera macchina da corsa la prova solo nel 2010, grazie al loro partner e quasi per scherzo, quando un amico, che Alex stava portando in autodromo con la sua macchina, gli propose di fare un test in pista.
Quali i punti in comune tra un pilota ed un manager? “In pista sono sempre alla ricerca del mio limite, cercando continuamente di migliorarlo: questo mi ha insegnato che anche nel business non ci sono limiti tranne quelli mentali”.
Anche le capacità critiche per avere successo sono in buona parte le stesse: “capacità di decidere (spesso in frazioni di secondo), coraggio di sperimentare e capacità di costruire attorno a sé una squadra (vincente!), con la differenza che per un pilota il margine di errore è minimo e che il muro in cemento perdona molto meno del calo delle vendite”.
E in entrambi i ruoli alla base del successo ci sono “sicuramente la volontà di imparare e migliorare”.
“L’essere pilota migliora il mio essere manager in quanto mi fa vedere le cose da un’altra prospettiva: faccio quasi il ‘dipendente’, imparo da tante persone di esperienza attorno a me pronte ad insegnare e porto in pista quello che apprendo, in un processo continuo e costante di interazione con la squadra, che tanto in ufficio quanto nel box ha un ruolo decisivo”
Come ogni pilota ha dei modelli di riferimento: “Ayrton Senna, perché è riuscito a costruire intorno a sè una squadra che l’ha portato al titolo; Giancarlo Fisichella, perché nonostante possieda un grande talento naturale, e nonostante in paesi come Giappone e Russia sia il pilota più conosciuto, resta una delle persone più umili che conosco; Marco Cioci, il mio coach cui devo la consapevolezza di poter migliorare di un ulteriore decimo in pista. I risultati del grande lavoro fatto con Marco e da Marco si vedono: oggi mi basta un giro per arrivare al tempo, molto meno che in passato”.
Incidentalmente Alex ricorda che è stato proprio Fisichella ad introdurre Kaspersky in Ferrari. Tra quelli in attività, il migliore per Alex resta Vettel, mentre gli appassionati tendono secondo lui a prediligere Alonso per la sua capacità di adattamento.
Tra i giovani , grande stima ha per Antonio Fuoco, pilota del programma Kaspersky Motorsport e del Ferrari Driver Academy giudicato “pilota di grandissime capacità, con una guida quasi da manuale, e prestazioni”. Altro pilota secondo lui da tenere d’occhio è Antonio Giovinazzi, alfiere Prema, insieme a Fuoco membro del Team Italia creato e supportato da ACI.
Perché le scelte del Ferrari Challenge e del Blancpain? “Il Challenge è un campionato di livello molto buono e che nello stesso momento permette di iniziare la carriera come Gentleman driver. Anche come ambiente e un mondo bellissimo. Blancpain è una sfida vera ad un livello molto importante”.
Quali le principali differenze tra correre nel Challenge o nel Blancpain? “Partiamo dalla vettura che è sempre una Ferrari, una macchina da sogno e una stupenda emozione già solo a portarla in pista. Sono ovviamente campionati molto diversi, monomarca il primo, con la presenza di quasi tutti i grandi nomi del mondo motori. Nel primo si corre con una 458 EVO, nel secondo con 458GT3, più difficile, sicuramente, ma anche più veloce, più prestazionale.
Lo sponsor in Formula 1
Nome in grande evidenza sulla Ferrari e sui caschi di Vettel e Raikkonen: il rapporto però tra Ferrari e Kaspersky va oltre una normale operazione di sponsorizzazione, per diventare una vera e propria partnership.
Perché Ferrari? In prima Battuta, per la visibilità che solo la F1 è capace di dare e che, all’interno della stessa F1, solo Ferrari ha. “Dopo ogni gara, cosa si chiede in fondo la gente? Perché la Ferrari ha vinto? E se perde: perché la Ferrari ha perso”. Ovvero: la Rossa fa sempre notizia.
Oltretutto, e questo Alex ci tiene a sottolinearlo, è Ferrari che sceglie gli sponsor ed è in questo molto selettiva. Le due aziende condividono alcuni valori fondanti: il gusto per l’eccellenza e la ricerca costante del successo (“non ci interessa tanto essere il numero 1, quanto realizzare i prodotti e le soluzioni migliori”), la passione per l’innovazione e la tecnologia, oltre alla predilezione per rapporti di partnership duraturi e mutuamente profittevoli. La partnership tra Kasperky Lab e Ferrari è iniziata nel 2010 per proseguire, con un accordo rinnovato lo scorso anno, fino al 2021.
Come vede da insider la F1 di oggi? “Dal punto di vista tecnologico, siamo al top, specie dal momento dell’introduzione dei motori turbo, e su questo non si discute. Piuttosto, bisogna prendere piena consapevolezza che la customer base (il cliente, il fruitore) sta necessariamente cambiando: oggi la gente non si riunisce più, in casa o al bar, per seguire quasi due ore di corsa. Bisogna essere capaci di fare presa sui giovani, che amano twitter. Perché allora non pensare a due gare, da 45’ ciascuna nello stesso weekend?”
Sei tu che hai portato Kaspersky in Ferrari: quale ruolo hai avuto nell’operazione?
“E una storia molto lunga, che parte dalle relazioni tra Brawn GP e Eugene Kaspersky di alcuni anni fa: il mio ruolo era legato alle sponsorizzazioni globali di Kaspersky e siamo stati molto bravi a riuscire a fare squadra con un team come Ferrari, che secondo me resta uno dei pilastri della Formula1”.
Quasi come naturale evoluzione del rapporto con Ferrari, prende le mosse il progetto Kaspersky Motorsport (KMS), che rappresenta una sorta di marchio ombrello sotto il quale vengono gestite tutte le attività legate al motorismo sportivo: la partecipazione al già citato campionato Blanpain; il supporto ai giovani talenti come Antonio Fuoco e il progetto, sicuramente più affine al DNA di Kaspersky, di sviluppare protocolli per proteggere le vetture da minacce informatiche.
“KMS è cresciuta partendo da piccoli progetti e solo un anno fa siamo riusciti a mettere tutto insieme e finalmente a dichiararne l’avvio ufficiale. Sono sempre stato parte del progetto sia al volante sia nella gestione di tutte le attività che portiamo avanti. Oggi partecipiamo direttamente a quasi 4 campionati. Entro 5 anni vorrei ottenere un risultato visibile alla 24 Ore di Le Mans”.
Nell’ottica di Kaspersky, una vettura è una rete locale composta da piccoli computer tra loro interconnessi, che richiedono la stessa protezione di una rete aziendale, quale quella della stessa Ferrari e di altri clienti corporate per cui sviluppa sistemi di difesa cibernetica. Non esiste oggi una piattaforma IT in grado di offrire una soluzione unica: è questa la direzione in cui Kaspersky Lab sta oggi lavorando, usando un GT simulator negli uffici di Londra per capire come lavora la telemetria, facendo il reverse engineering di diverse vetture dialogando con vari produttori di automobili.
Quarta Maurizio