Roma fa da contorno a un discorso globale sulla mobilità sostenibile.
Di Maria Grazia De Angelis e Maurizio Quarta
L’eco e la risonanza generate dalla prima romana della FE, un evento sportivo molto ben orchestrato e pianificato, sono servite da trampolino di lancio per un momento di riflessione più ampia sui temi della mobilità sostenibile.
Il giorno precedente la gara, infatti, l’area E-Motion situata all’interno del circuito ha ospitato il V° Smart Cities Forum.
Una collocazione voluta per sottolineare il ruolo del motorismo quale catalizzatore del cambiamento, non solo quindi laboratorio per sviluppare nuove tecnologie, ma anche strumento per far crescere e maturare la percezione e la sensibilità del grande pubblico per le vetture elettriche.
Consentendo quel travaso di esperienze e tecnologie dalla “pista” alla strada, auspicato e sempre cercato da molti costruttori, ma troppo spesso rimasto sulla carta.
Nel caso della FE, a voler essere rigorosi, dovremmo dire “dalla strada alla strada”, tenuto conto che tutte le gare della serie si svolgono su circuiti puramente ed esclusivamente cittadini.
Il Forum è di fatto un grande contenitore in cui autorità locali, esperti internazionali di mobilità, esponenti del mondo industriale e del mondo delle start up si ritrovano per condividere conoscenze ed esperienze di successo legate ai temi della mobilità urbana, per rendere quest’ultima sempre più efficiente, inclusiva e non nemica dell’ambiente.
Il clou del Forum era l’atteso panel che vedeva riuniti il già citato Jean Todt, Virginia Raggi, Enzo Bianco, a fianco di Angelo Sticchi Damiani, Presidente di ACI e di Alejandro Agag, CEO di Formula E Holdings.
Due i punti principali emersi dalla discussione: il ruolo della New Urban Agenda come elemento catalizzatore degli sforzi e degli impegni delle città verso soluzioni di mobilità e di trasporto sicure, sostenibili e accessibili nel lungo termine; l’impegno condiviso verso un deciso aumento della sicurezza stradale, senza la quale anche un ambiente eco-sostenibile sarebbe comunque un posto difficilmente vivibile.
La percezione è che la strada sia ancora lunga e molto in salita: molte dichiarazioni programmatiche possono anche apparire velleitarie e demagogiche, ma l’importante è ottenere quei piccoli early wins , quei risultati a breve non eclatanti, ma tangibili da parte di chi utilizza le strade, che cumulati possono portare ad un cambiamento più grande, a partire proprio dalla sensibilità comune verso certi temi. E se un veicolo per aumentare questa sensibilità è la FE, ben venga.
Da ultimo, all’interno del Forum ha trovato collocazione il FIA Smart Cities Global Start-up Contest in cui start up innovative presentano i loro progetti per rendere le città più sicure e più smart. Vincitore è stata Scuter, un infrastruttura per veicoli a tre ruote elettrici e ultraleggeri in sharing.
A Roma si è visto un futuro fatto non solo di vetture elettriche, ma anche di vetture senza conducente: sul circuito dell’Eur ha fatto la seconda apparizione della stagione Roborace, la vettura senza pilota guidata da un sistema combinato di sensori gestiti da intelligenza artificiale. La vettura si è ben comportata, nonostante un blocco a poca distanza da un muretto: i commissari di pista erano comunque pronti a “staccare” la corrente in qualsiasi momento, con un pulsante di emergenza .
E senza guidatore era anche la Smart elettrica che ha fatto da apripista ai giri promozionali della Smart EQ fortwo e-cup il nuovo campionato monomarca di Mercedes il cui via è fissato il prossimo 8 giugno sul tracciato cittadino di Torino. Per la cronaca: l’unica Smart che è andata a sbattere contro i muretti era condotta da un umano …
Una sola critica: la poca sinergia con il contesto museale in cui si sono svolti congresso e competizione. Il Muciv, così è stato recentemente ribattezzato l’insieme dei musei dell’Eur, è stato molto apprezzato da coloro che si sono lasciati incuriosire dalle tante particolarità in mostra (es. i ceri di Gubbio) e che hanno potuto beneficiare della guida di alcuni funzionari particolarmente disponibili e interessati a spiegare le tante preziosità contenute. I francesi avrebbero certamente giocato meglio anche questa carta: non a caso, il numero maggiore di visitatori del Muciv, arriva proprio da Oltralpe.
Foto Maurizio Quarta