Blancpain 2017 a Monza – Suissemotorsport Intervista Giancarlo Fisichella

Sono tanti gli ex-piloti di F1 che hanno cercato una seconda carriera in altre formule, dove capitalizzare la grande esperienza accumulata in anni di guida, spesso in team di primo livello. Tra questi sono pochi quelli che hanno saputo e/o voluto dare continuità a questa loro seconda vita, per la mancanza di adeguate motivazioni e anche per la difficoltà di emergere e competere per il successo in formule dove la competizione è molto più esasperata, dove è pieno di piloti più giovani affamati di successo per fare un percorso inverso verso la F1 e dove le chiavi del successo sono spesso molto differenti.

Uno di quelli che ha saputo riposizionarsi in maniera intelligente e con successo è certamente Giancarlo Fisichella, tra i pochi italiani che negli ultimi anni hanno raggiunto lusinghieri successi nella massima formula.
Entrato in F1 a soli 23 anni con Minardi, ha corso con Jordan (1997), Benetton (dal 1998 al 2001), di nuovo Jordan (2002 e 2003), poi Sauber (2004), Renault (2005-2007) e alla Force India (2008 e parte del 2009), per chiudere la carriera in Ferrari (2009 dopo l’incidente di Massa in Ungheria e 2010 come terzo pilota).

E in Ferrari è rimasto, trovando una nuova dimensione nel mondo GT. Oggi è uno dei dieci piloti ufficiali Ferrari in GT, a disposizione del team per eventi e manifestazioni particolari (es. lo scorso anno alla guida di una F1 sulle nevi di Livigno).
Con le auto del Cavallino ha corso nell’Intercontinental Le Mans Cup, nel WEC e nell’ IMSA USCC (United SportsCar Championship) negli USA.
Ha vinto la 24 Ore di Le Mans (2012 e 2014) e il titolo Costruttori e Team con Ferrari e AF Corse.

Oggi corre con una Ferrari 488 GT3 del Team Kaspersky Motorsport nel Blancpain GT Series Endurance Cup; sarà presente in tutte le cinque gare del campionato, inclusa la 24 Ore di SPA-Francorshamps.
Tra gli appassionati sul circuito monzese, Fisichella è ancora un nome di richiamo: non a caso uno dei box in assoluto più affollati e “assediati” dai fan in cerca di autografi era proprio il suo.

Con Fisichella, sempre molto affabile e disponibile, come già all’epoca in F1, abbiamo cercato di capire il “dietro le quinte” di una serie che si conferma di successo per numero di partecipanti (case e piloti) e per intensità competitiva.

Perché la scelta del Blancpain? Cosa offre a un grande pilota questo campionato?
Si tratta di un campionato molto bello e molto combattuto, cui le case costruttrici attribuiscono una notevole rilevanza. Avere poi alle spalle uno sponsor come Kaspersky Motorsport, che oltre ad essere grande supporter del team Ferrari in F1 ha una cultura che tiene in gran conto i valori del motorismo sportivo, dà a un pilota molta confidenza per arrivare alla vittoria.
Quest’anno il team ha fatto il salto di categoria …
Esatto: grande è stato lo sforzo per passare in categoria PRO, dopo due anni in quella Amatori. E con un team composto da due piloti Platinum (James Calado e il sottoscritto) e uno Gold (Marco Cioci).

Le manca qualcosa rispetto alle corse del passato?
Corro in GT dal 2010 e sono entrato in una dimensione totalmente nuova, nella quale mi trovo bene e a mio agio e che non mi fa sentire particolari mancanze legate alla mia prima vita da pilota. Si tratta di un mondo molto diverso, decisamente più simpatico e aperto e dove la pressione sul pilota è senz’altro minore.

Il quadro competitivo di quest’anno …
Il parco piloti è fortissimo e davvero competitivo: tutti scendono in pista per vincere, ma credo che il nostro team abbia ottime probabilità e possibilità di primeggiare

Nel Blancpain, come in altre serie, viene utilizzato il principio del BoP (Balance of Performance) che tende a livellare/equiparare le prestazioni delle vetture in modo da avere gare sempre competitive e non monopolizzate da un poche case costruttrici. Come lo giudica?
Indubbiamente serve ad aumentare lo spettacolo

Però il pubblico talvolta fa fatica a comprenderlo …
Vero: talvolta può non essere immediato capire come vengono definiti i parametri del BoP e non è sicuramente facile dire a priori se una vettura venga eccessivamente penalizzata o meno. Fa comunque parte delle regole del gioco e bisogna essere capaci di interpretarle al meglio per poter vincere.
Alcuni criteri possono anche far sorridere, se pensiamo che la vettura con cui corriamo il Blancpain ha circa un centinaio di cavalli in meno rispetto alla stessa auto acquistata da un concessionario

Quali sono le dinamiche all’interno del team? Uno si aspetterebbe quasi un suo ruolo da coach nei confronti degli altri …
In realtà Marco Cioci, che conosco da trent’anni, è quello che di noi tre ha maggiore esperienza con vetture di questa categoria. In questo tipo di campionati si è in pratica tutti alla pari (la differenza tra piloti Platinum e Gold è forse più un fatto di forma che di sostanza): quello che conta molto è l’aiuto reciproco. Sicuramente diverso dalla F1 dove il tuo compagno di team è spesso il tuo primo avversario.
Con James Calado corro da diversi anni in USA nella serie IMSA: lo scorso anno abbiamo raggiunto la vittoria alla Petit Le Mans (10 Ore di Atlanta) in classe GTLM , guidando, insieme a Toni Vilander, una Ferrari 488 GTE.
Sempre con Toni e James siamo saliti sul gradino più basso del podio alla 12 Ore di Sebring di quest’anno, dopo essere partiti dall’ultima posizione.

E il setup della vettura?
Bisogna saper trovare il giusto compromesso tra i diversi stili di guida dei piloti: ad esempio, io prediligo vetture con poco sottosterzo, al contrario di Marco Cioci, mentre James Calado ha uno stile di guida più vicino al mio.

Il mondo del motorsport americano a confronto con quello europeo …
L’ambiente è decisamente più friendly e aperto, a partire dal paddock, che non è più un contesto ristretto e riservato a pochi privilegiati, ma un luogo dove quasi tutti possono accedere, vedere i piloti, toccare le vetture e partecipare con più intensità all’evento sportivo vero e proprio

Maurizio Quarta