Di nuovo l’accoppiata Colombo-Terruzzi: dopo Senna, la mostra su Villeneuve al circuito di Monza

Di Maurizio Quarta

Sono passati oltre 35 anni dal tragico 8 maggio 1982 in cui  Gilles Villeneuve perse la vita sul circuito di Zolder.  Nonostante sia un pilota che ha vinto nel complesso poche corse, il suo nome è ancora oggi capace di creare emozioni: non a caso, dopo la mostra dedicata a Senna nel 2016, il duo Ercole Colombo – Giorgio Terruzzi si rimette in pista proponendo, sempre negli spazi del  Museo della Velocità del circuito di Monza (sito in prossimità della Variante Ascari nell’area del circuito) la mostra Gilles Villeneuve. Il mito che non muore (aperta al pubblico fino al 22 luglio), che narra la storia personale e la carriera sportiva di uno dei piloti più amati dal pubblico.

 

A testimonianza di come il mito di Villeneuve sia ancora oggi sentito, ci fa piacere ricordare la meraviglia di Luca Montezemolo il quale, vedendo la gran folla radunata in pista a Fiorano e dietro le reti di recinzione della pista in occasione della celebrazione del 2012 in cui Jacques Villeneuve guidò  del padre Gilles, ebbe a esclamare rivolto a Stefano Domenicali: “… ma tutta questa gente è qui per Villeneuve?”

 

Riprendendo la formula già sperimentata con successo in occasione della mostra su Senna, ai testi e le citazioni di Terruzzi si abbinano le fotografie di Ercole Colombo, senza dubbio uno dei più grandi fotografi della Formula 1, in un percorso che conduce lo spettatore a ripercorrere la vita e la carriera sportiva di Villeneuve, avvicinandolo al tempo stesso ad alcuni degli aspetti più personali del pilota canadese (es. il suo rapporto con la famiglia e con i figli).

 

A impreziosire la mostra, fino al 3 giugno, la Ferrari 312 T4, prestata dalle Cantine Giacobazzi, storico sponsor personale di Villeneuve durante tutta la sua vita in rosso. La vettura è legata al momento agonistico che più si è fissato nella memoria delle persone e che ancora oggi viene citato come uno dei massimi esempi di combattività sportiva, anche aspra, ma sempre nei limiti di un profondo rispetto per l’avversario: parliamo della lotta, nemmeno per il primo posto, fatta di sorpassi, controsorpassi, toccate, ruotate con la Renault di René Arnoux sul circuito di Digione

 

Su Villeneuve è stato detto e scritto di tutto.

Citiamo solo due frasi: “faceva cose fuori dal mondo” (dal figlio Jacques) e per lui  “la vita era la gara” (dalla moglie Joann), che esprimono e sintetizzano tutto quanto era Gilles Villeneuve.

Con Ercole Colombo ci si è brevemente intrattenuti su come negli anni sia cambiata anche la fotografia sportiva, dai tempi in cui i vincoli imposti dall’attrezzatura (la pellicola, che limitava giocoforza il numero di scatti possibili; l’impossibilità di sapere se una foto fosse buona o meno prima del suo sviluppo), rendevano il fotografo un vero e proprio artigiano dell’immagine, a quelli odierni, in cui si lavora sostanzialmente a “scatto infinito” e con l’immediato riscontro visivo della bontà dello scatto.  Il rischio è ai nuovi fotografi possa mancare il cosiddetto “senso della foto/dell’inquadratura”, finendo per privilegiare un approccio molto più “probabilistico” e industriale, ovvero: posso scattare tante foto e prima o poi, tra le tante, troverò anche quella con l’inquadratura giusta.

Peraltro, Ercole Colombo è stato anche uno dei pionieri della fotografia digitale nel motorismo sportivo: lo intervistai a Monza, per conto di Zoom, mentre presentava ai colleghi le prime macchine digitali con le loro potenzialità di interconnessione con i PC.

Allora sembrava più che altro una curiosità …

Due osservazioni sulla mostra: così come per quella di Senna, non è stato possibile prolungarla fino ai giorni del GP, perdendo secondo noi una grande occasione per ampliare l’eco mediatica di quello che resta comunque un progetto di grande valore; in molti hanno notato l’assenza di Ferrari e la presenza di AUDI tra gli sponsor della mostra …