Monza – Sorprese WEC 2022

Di Maurizio Quarta

La 6 Ore di Monza, tappa italiana del WEC (Campionato Mondiale Endurance), è stata ricca di soprese e di emozioni.

Partiamo dai potenziali vincitori: giusto rendere merito alla Glickenhaus di Dumas-Derani-Pia che, dopo aver segnato la pole con quasi un secondo sulla prima delle Toyota, ha quasi dominato la prima metà di gara fino all’ingresso della safety car dopo lo spaventoso incidente di una Aston Martin.

Abbiamo avuto modo di apprezzare la simpatia e l’immediatezza di approccio di Jim Glickenhaus, patron vecchio stile e titolare di una piccola scuderia che compete con alcune grandi case dell’automobilismo mondiale.

Con l’immancabile cappello in stile cowboy, Glickenhaus è sempre disponibile e accessibile: è un piacere parlare con lui e di percepire il suo entusiasmo, a distanza di anni, nel sottolineare il suo rapporto affettivo con l’Italia (“Monza è la mia seconda casa dopo Sebring in USA”) e con Luigi Chinetti, vincitore di tre 24 Ore di Le Mans (“è stato per me più che un mentore, quasi un padre”).

Aspettative dopo la gran pole position: “il podio lo abbiamo già ottenuto, una vittoria non sarebbe male … “.

Seconda sorpresa: la vittoria di Alpine con Lapierre – Negrao – Vaxiviere, che avevano già tagliato il traguardo per primi alla 1000 Miglia di Sebring. Sorpresa quindi a metà, anche perché propiziata dal contatto con in rettilineo con la Toyota cui è esploso il pneumatico posteriore destro.

Terza sorpresa in luce e ombra: l’esordio di Peugeot 9X8.

Il ritorno del gruppo francese era carico di aspettative sull’onda dei successi di qualche era motoristica fa (l’ultima vittoria a Le Mans risale al 2009) e di una soluzione tecnica del tutto originale, l’assenza dell’ala posteriore, vista la scelta di esaltare il ruolo del fondo vettura a fini aerodinamici. Particolarmente apprezzato il design della vettura, da qualcuno definito “ufologico” con la scelta, esteticamente azzeccata, della fanaleria anteriore in posizione verticale.

In ombra purtroppo le prestazioni: problemi in qualifica per la vettura nr. 93 di Jensen con tanto di partenza dal fondo dello schieramento; arrivo nelle retrovie per entrambe le vetture. Insomma, un esordio decisamente al di sotto anche delle peggiori aspettative.

La sorpresa sicuramente più gradita e piacevole si è tinta di rosa, ovvero del colore della vettura nr. 85 del team tutto al femminile di Iron Dames su Ferrari 488 (GTE Am), composto da Rahel Frey, Michelle Gatting e Sara Bovy.

Le Iron Dames sono state infatti capaci di segnare la pole position di categoria (con Sara Bovy) e di concludere la gara al secondo posto: sorprese in qualche modo attese, dopo l’eccellente quinto posto, sempre di categoria, ottenuto a Le Mans.

 

 

Le prestazioni del team rosa hanno ridato fiato al tema della diversity nell’ambito del motorsport.

Il tema è da anni oggetto di particolare attenzione da parte della FIA, al cui interno, nel 2009, è stata creata la Women in Motorsport Commission (WIM), sin dall’inizio presieduta dalla grande pilota francese Michèle Mouton. L’obiettivo non è, come qualcuno ha già cominciato a scrivere sui social “avere una donna pilota ogni tre uomini”, bensì garantire alle donne di talento le stesse opportunità che si aprono al sesso opposto: ad oggi infatti, l’accesso alle categorie top del motosport sembra molto difficile e complicato e anche le poche che ci riescono difficilmente trovano sbocco in un top team.

In epoca recente, la Mouton ha trovato un grande sostenitore in Richard Mille, fondatore della maison di orologeria omonima, che da tempo, nel suo ruolo di Presidente della Fia Endurance Commission, si è dato la missione di rendere il motorsport sempre più femminile, promuovendo l’impiego di donne in tutti i suoi ruoli, operativi, come piloti e come manager.

Si arriva quindi al progetto in rosa creato da Deborah Meyer con il suo Iron Dames, che potremmo definire la versione al femminile del team Iron Lynx, anche alla luce della livrea caratterizzata da grandi pennellate di rosa che creano un potente impatto visivo e di messaggio. Deborah Meyer, ambasciatrice Ferrari per le donne nel motorismo sportivo ha corso nel Ferrari Challenge, nel programma FXX e nel campionato GT.

Il progetto ha ottenuto nel 2019 il patrocinio, della Women in Motorsport Commission (WIM) della FIA.

 

Ultima sorpresa della giornata tra luci ed ombre: il doppio podio, ma non il gradino più alto, di Toyota, da cui tutti si attendevano una grande prestazione e uno dei loro classici uno-due cui hanno da tempo abituato gli appassionati.

 

 

Infine, dopo anni è riapparso nei cieli di Monza lo storico dirigibile di Goodyear che ha emozionato non poco il pubblico presente e soprattutto gli appassionati meno giovani che lo associano con rimpianto alla F1 di qualche generazione fa …

 

 

 

Foto – (Credit: Maurizio Quarta)