Moser: Jimmy Moser ha creato un piccolo museo in memoria del padre Silvio

 

Testo di Massimo Campi – Immagini ©Massimo Campi – Archivio Moser

La Svizzera è una nazione dove sono vietate le corse dagli anni ’50, ma diversi piloti elvetici hanno scritto importanti pagine nel motorsport. Silvio Moser è stato un veloce e sfortunato corridore. Nato a Zurigo nel 1944, si è poi trasferito nel Canton Ticino, a Vaglio, dove il padre ha aperto un negozio di mobili. I motori li ha nel sangue, la passione esplode sin da giovane e le corse diventano ben presto una ragione di vita. Tra i suoi amici ci sono Jo Siffert, Tommy Spychinger e Clay Regazzoni.

Spesso le carriere dei giovani piloti nascono in posti e situazioni più disparate, quella di Silvio Moser si concretizzò ai tavoli del “Bar Ristorante Galleria ” di Lugano di proprietà di un altro giovane pilota elvetico Tommy Spychiger che poi divenne pilota Abarth e purtroppo perse la vita qualche anno più tardi in un tragico incidente alla Parabolica di Monza con la Ferrari 275 P della Scuderia Filipinetti.

Nel 1962 Spychiger correva nel Campionato Svizzero della Montagna con la sua Porsche RSK e offrì un posto di lavoro come autista meccanico a Moser. La vettura con cui veniva trainato il carrello della barchetta Porsche era una Jaguar XKS 3.8 Coupè dove il minuto Silvio quasi scompariva. Girovagando con Moser su e giù per le montagne svizzere Spychiger si accorse della bravura alla guida del suo meccanico-autista, tanto che in un week-end a Vaduz, decise di dargli una possibilità e lo iscrisse nella categoria amatori della SAR (l’Automobil Club Svizzero). Moser, staccato il carello dalla Jaguar fece la pressione delle gomme, coprì il gancio traino e partì per la nuova avventura. Alla sua prima gara vinse la classe e fece un nuovo record nella categoria GT. Era nata una stella!

Inizia con le ruote coperte, poi passa subito alle monoposto di F.Junior ed in seguito nella Formula tre quando viene creata nel 1964. Proprio con le monoposto delle formule minori sarà il suo periodo d’oro: conquista la Temporada Argentina ad inizio stagione 1964 vincendo tutte le gare con la Brabham BT6/Ford in versione Formula 2. Con la stessa vettura in versione Formula tre arriva secondo al GP di Montecarlo dietro alla Cooper T72 della Ken Tyrrell Organisation pilotata dal giovane Jackie Stewart.

Silvio Moser è il primo pilota ticinese a conquistare punti nel Mondiale di Formula 1. Dopo le varie esperienze in F.3 con le vetture turismo e F.2, debutta nella massima formula il 15 luglio 1967 al Gran Premio di Gran Bretagna con il Vögele Team al volante di una Cooper – ATS. In precedenza aveva tentato di qualificarsi per il Gran Premio di Germania del 1966 con una Brabham – Cosworth BT16 di Formula Due, iscritta a suo nome, ma il motore si era guastato nelle prove. Silvio Moser prosegue in Formula 1 nel 1968 con una Brabham/Repco BT20, e nel 1969 con una Brabham BT24/Cosworth. Nel 1970 è il pilota che porta in pista con la Bellasi/Cosworth e ancora per una gara nel 1971. In totale, il nome di Silvio Moser risulta iscritto per ben 19 volte nelle liste dei partecipanti ai Gran Premi del Campionato del Mondo di Formula Uno, anche se è partito solo 12 volte, ma è riuscito a conquistare ben tre punti iridati nonostante le scarse risorse dei suoi mezzi. Dopo il fallimento del progetto Bellasi, Silvio Moser ritorna nell’abitacolo di una Formula 2.

Tra le avventure di Moser c’è anche l’organizzazione di Esposauto, la mostra del settore delle auto da corsa e di serie che si tenne ogni biennio a Lugano dal 1967 fino al 1997 con Aldo Pessina e Pablo Foletti. Clay Regazzoni si aggiunse a loro nel 1971 formando un consolidato team di amici. Il futuro pilota della Ferrari deve proprio a Moser il debutto nel mondo delle corse quando venne portato alla scuderia ticinese Martinelli+Sonvico Racing Team.

Finita l’avventura in Formula1, Moser ritorna al volante delle monoposto di Formula 2 e con le ruote coperte. E’ proprio al volante della Lola T294 BMW che termina la sua esistenza. Il 25 aprile 1974 alla 1000 km di Monza, corre in coppia con Tonino Nicodemi. Manca solo un quarto d’ora al termine della gara quando, per la rottura di una sospensione, la sport esce di pista alla curva Ascari centrando un’altra vettura ferma da molti giri e parcheggiata al bordo pista. Nell’impatto si rompe anche una cintura di sicurezza, Moser picchia la testa contro la scocca della vettura e subisce un forte trauma cranico. Senza mai più riprendere conoscenza viene trasportato prima all’ospedale Niguarda di Milano e successivamente all’ospedale di Locarno dove morì il 26 maggio. Moser è sepolto nel cimitero comunale di Lugano.

Jim Moser è il figlio del pilota svizzero. Il nome già dice molto: Silvio Moser volle chiamare il figlio come Clark, l’asso scozzese della Lotus che giudicava il migliore campione sulle quattro ruote. Quando è scomparso Silvio, il piccolo “Jimmi” aveva solo sette anni, ed i ricordi del padre si fermano a quelli di famiglia. Con il trascorrere del tempo, Jimmi Moser ha capito l’importanza delle gesta sportive di quel padre perso troppo presto ed ha voluto creare un piccolo museo per raccogliere le coppe, i cimeli e le macchine ritrovate. Il museo si trova a Lugano, è visitabile su appuntamento, ed è Jimmi a raccontarci chi era suo padre Silvio.

“La famiglia di mio padre era di origine dei Grigioni Svizzeri, e Silvio nacque a Zurigo. Mio nonno aveva un garage ma ebbe dei problemi di salute e perse anche molto presto la vista. Probabilmente alcuni medici gli consigliarono il trasferimento in Canton Ticino dove il clima è più mite e si trasferì con tutta la famiglia a Lugano dove aprì un negozio di mobili. Mio padre ha la grande passione per i motori, a 10 anni guida già la macchina nel garage di Famiglia. Ha le corse nel sangue, appena può vuole scendere in pista, gareggiare, misurarsi con gli avversari, con una Volvo 122S va a correre uno slalom sulla neve ad Arosa. In seguito acquista una Jaguar, poi frequenta un corso di pilotaggio a Monthlery ed inizia a gareggiare con la Lotus di F.Junior dove subito si distingue ed ottiene i primi risultati. Aiuta Tommy Spychinger e nel 1964 si prepara a correre in Formula 3 e Formula 2. Il telaio è sempre lo stesso della F.Junior, cambia solo il motore. Conosce Fangio ed accetta il suo invito per partecipare alla Temporada in Argentina. In Sudamerica è l’uomo da battere, il pubblico lo tratta come un idolo. Con la sua Brabham BT6/Ford Holbay vince tutte le gare e conquista il campionato battendo Bruno Deserti, Carluccio Facetti, Geki Russo, Natili, Bellasi, Genovese, Manfredini, Govoni, e tanti altri che erano praticamente dei professionisti delle gare minori. Tra i suoi amici ci sono Tommy Spychinger e Seppy Siffert ed infine Regazzoni. La carriera di Clay è iniziata ed in seguito decollata proprio per l’amicizia con mio padre che aveva ricevuto l’offerta di correre con la Tecno di Bologna. In quel momento era legato al suo team di Sonvico e non si sentiva di lasciare gli amici della sua squadra. Mise in contatto Clay con i fratelli Pederzani, la loro Formula 2 si dimostrò molto veloce e nel 1970 Clay si ritrovò a combattere per il campionato contro Derek Bell ed Emerson Fittipaldi. Enzo Ferrari, alla ricerca di giovani, lo notò e lo fece correre a Zandvoort dove arrivò quarto subito convincendo il Drake delle sue doti. Alla sua quarta gara a Monza, vinse mandando in visibilio il pubblico e da quel momento è diventato uno dei grandi campioni della Ferrari.”

Attualmente dentro alla mostra ci sono alcune monoposto che hanno segnato la carriera di Moser

“La Brabham/Ford BT24 che vediamo è quella con cui ha conquistato i punti nel mondiale. Era una vettura già usata, acquistata e fatta correre come pilota privato nella sua scuderia. Arrivò sesto nel GP USA a Watkins Glen nel 1969 ma in precedenza, nel 1968, era riuscito ad arrivare quinto al GP d’Olanda a Zandvoort con una vecchia Brabham/Repco BT20 del Charles Vogele Racing. Nel 1970, non avendo una monoposto adeguata e senza un budget necessario per acquistare una nuova vettura, Moser si accorda con Guglielmo Bellasi che realizza una monoposto per correre in Formula 1 sotto i colori della Silvio Moser Racing Team SA. Il modello, denominato F1-70, monta lo stesso V8 DFV-Cosworth, che era stato usato in precedenza sulla Brabham. L’esordio avviene al GP d’Olanda, ma non riesce a qualificarsi e Moser non riesce a superare lo scoglio delle prove per altre quattro volte nel corso della stagione. L’unica partenza è al GP d’Austria ma si deve ritirare dopo pochi giri per problemi meccanici. La Bellasi ricompare a Monza nel 1971, si qualifica ma è ancora una volta presto fermo per problemi ad una sospensione e così termina l’avventura in Formula 1 di Silvio Moser.

Dopo la Formula 1 ritorna a correre in Formula 2

“I soldi per correre nella massima formula erano ormai finiti, ha ripiegato sulla Formula 2 correndo Inizialmente con una Brabham, nel 1971 e 1972, e nel 1973 con una Surtees dove sale sul secondo gradino del podio nel GP della Lotteria di Monza. Nel 1974 si accorda con Antonio Nicodemi per correre con la Lola nelle gare di durata ed è con quella vettura che ha avuto l’incidente a Monza. Purtroppo ci sono state una serie di fatalità e situazioni negative: l’impattato contro una vettura ferma a bordo pista e la rottura di una cintura di sicurezza. Mio padre è stato ricoverato ormai in coma all’ospedale. In seguito è stato trasportato a Locarno ma non c’è stato più nulla da fare. Nel 1974 era previsto il suo rientro in Formula 1 con la Brabham BT42/Ford di Martino Finotto. C’era già un accordo per correre in Belgio e Spagna poco dopo la 1000 km di Monza dove ha avuto il fatale incidente. Martino Finotto fece una prova per selezionare dei piloti, Silvio dette un secondo a tutti gli altri presenti ed il posto fu suo.”

Hai fatto nascere questa struttura per ricordare l’avventura motoristica di tuo padre

“I ricordi con mio padre sono purtroppo solo quelli di un bambino, ma lui ha fatto delle cose importanti per il motorsport svizzero. Ci ho messo diverso tempo per ritrovare e sistemare i vari pezzi, le coppe e le vetture. La Bellasi e la Lotus F.Junior sono state acquistate in Inghilterra, mentre la Brabham era in un deposito ma doveva essere rimontata e restaurata. Per questa piccola struttura prevedo un futuro di porte aperte e visite guidate a richiesta. All’interno ci saranno ben quattro macchine usate da Silvio Moser, oltre alle due Formula 1, la Brabham e la Bellasi, anche la Brabham di F.2 e la Lotus di F.Junior ed i vari ricordi delle sua carriera.”