E’ stata da poco inaugurata al Museo Lamborghini di Sant’Agata Bolognese la mostra “Ayrton Senna. L’ultima notte”, che già aveva richiamato molto pubblico nell’edizione dello scorso anno al Museo della Velocità dell’Autodromo di Monza.
Quasi a ricordare le recenti dispute tra Monza e Imola per il GP d’Italia, l’Emilia ha voluto aggiungere un tocco in più: l’esposizione delle più importanti vetture guidate dal campione brasiliano nel corso della sua carriera.
La mostra prende spunto dal libro “Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna”, di Giorgio Terruzzi, noto agli appassionati di F1, e non solo, per le sue analisi approfondite e ricche di spunti. Il romanzo ruota intorno all’ultima notte trascorsa da Senna nella Suite 200 dell’Hotel Castello: un sabato notte quello del 30 aprile 1994, oscurato da cattivi presagi (il terribile incidente, fortunatamente senza conseguenze, di Rubens Barrichello e la morte di Roland Ratzenberger) e dalle ingerenze della famiglia nel suo rapporto con la non gradita Adriane.
Alle parole di Terruzzi si abbinano le fotografie di Ercole Colombo, uno dei più grandi fotografi della Formula 1, in un percorso che conduce lo spettatore a ripercorrere la carriera sportiva di Senna, avvicinandolo al tempo stesso ad alcuni degli aspetti più personali e intimi del campione brasiliano (es. il suo rapporto con la fede).
Tanto merito va sicuramente ascritto a Stefano Domenicali, CEO e Presidente di Lamborghini, non nuovo peraltro a commemorazioni emotivamente intense, come quella di qualche anno fa quando convinse Jacques Villeneuve a guidare la Rossa del padre Gilles sulla pista di Fiorano.
Questo ritorno simbolico nella Motor Valley emiliano-romagnola, peraltro in prossimità della tragica data della sua morte, ci ha offerto lo spunto per parlare dei suoi ultimi giorni e di tutto quanto si è mosso prima e dopo quella ultima notte attraverso i ricordi di due personaggi che, su livelli diversi, hanno avuto modo di vivere da vicino emozioni e paure del campione brasiliano.
Hanno per noi aperto il libro dei ricordi Federico Bendinelli, per anni Amministratore Delegato di SAGIS, la società controllata da ACI Bologna che gestiva il circuito del Santerno, oggi Presidente di ACI Bologna, ma soprattutto Membro italiano della Commissione F1 della FIA, e Ezio Zermiani, per anni notissimo commentatore RAI dai circuiti della F1.
PRIMA DELL’INCIDENTE
Senna arriva a Imola fortemente preoccupato per la sicurezza delle corse di F1.
Ricorda Bendinelli: “Per anni è stato un rapporto cordiale, ma abbastanza superficiale. E’ stato proprio nell’ultimo anno che abbiamo avuto modo di frequentarci con maggiore frequenza. Ricordo in particolare che Senna era venuto ad Imola prima del GP, chiedendomi di poterlo accompagnare in una ricognizione a piedi del circuito. Senna era molto a disagio dopo l’abolizione delle sospensioni ‘intelligenti’ ed era preoccupato per la conseguente situazione tecnica in casa Williams, al punto di dirmi ‘con questa macchina vado a sbattere dappertutto’.
Macchina inguidabile? “Non esattamente: la sua preoccupazione principale era legata al fatto di dover tenere le sospensioni molto basse per poter avere una buona tenuta di strada”.
E da campione estremamente accurato e meticoloso, se non era possibile cambiare la macchina, pensò bene di far cambiare la pista. “Potremmo anche dire così: di fatto mi chiese di verificare se in alcuni punti del circuito fosse possibile fare qualche intervento per eliminare qualsiasi increspatura dell’asfalto. E in effetti, anche se non propriamente dovuto, feci fare qualche lavoro di rasatura della pista in alcuni punti, incluso molto probabilmente il famigerato Tamburello.”
Qualcuno la interpretò diversamente però: “… fummo beccati da un fotografo durante il nostro giro di ispezione, cosa che dopo la morte di Senna indusse qualcuno a immaginare responsabilità del circuito per la stessa”.
In realtà, “il venerdì del GP, andai a trovare Senna nel suo motorhome, e mi disse OTTIMO LAVORO”.
Le preoccupazioni di Senna si estendevano anche ad altri circuiti. Ricorda Enzo Zermiani: “Proprio in quei giorni, Senna mi esternò la preoccupazione di correre su piste dove c’erano secondo lui diversi punti ‘mortali’. Tant’è che mi diede appuntamento per il lunedì dopo la gara per farmi vedere i punti a rischio sulle diverse piste”.
La preoccupazione e la tensione di Senna non erano però dovute al solo fatto tecnico. Sempre Bendinelli: “mi disse infatti ‘non ho ancora raccolto nessun punto nel campionato e per me è essenziale vincere a Imola, altrimenti sarò tagliato fuori dal Mondiale’” (NOTA: due ritiri per Senna contro due vittorie dell’astro nascente Schumacher).
Il weekend iniziò male con l’incidente di Barrichello: “… e pensavamo che fosse finità lì. Andai al centro medico e dopo avermi detto ‘è tutto OK’, il capo del centro aggiunse: ‘per quest’anno abbiamo già dato abbastanza’.
“Purtroppo non era finita lì: a rendere ancora più cupa la vigilia, arriva poi l’incidente mortale di Ratzenberger, che turba profondamente Senna e lo rende più nero e triste del solito. La mattina prima della partenza l’ho visto decisamente più teso del solito, tensione ancora palpabile e visibile sulla linea di partenza”.
“E anche dopo la morte di Ratzenberger, tutti pensavamo che fosse finita lì. Ricordo che chiesi al Procuratore della Repubblica, su istanza e insistenza della Symtek, se la vettura potesse essere dissequestrata. Risposta: ho visto l’incidente in TV, da cui emerge l’errore di guida. Mi prepari l’istanza e gliela firmo”.
L’INCIDENTE
Bendinelli: “Cito solo un episodio: dalla camera car si vedeva chiaramente che Senna, all’interno dell’abitacolo, non riusciva a girare. Le immagini della registrazione consegnata da Bernie Ecclestone alle autorità dopo l’incidente si fermavano però un attimo prima dell’impatto fatale (motivazione ufficiale: il cambio di ripresa da parte del regista). Scontata la polemica: tagliate per evitare qualsivoglia problema. Ne parlai con Ecclestone facendogli notare quanto la cosa potesse facilmente dare adito a sospetti: mi giurò sulle sue figlie che nessuna manipolazione era stata fatta al nastro!”.
E ancora: “Le primissime reazioni non lasciano intuire la gravità dell’urto: molti ricorderanno il movimento che fa Senna con il capo. Pochi momenti dopo, la cruda realtà da parte del capo dell’equipe medica: Senna non è morto, ma non ha praticamente probabilità di sopravvivere”.
DOPO L’INCIDENTE
E’ sempre Bendinelli a ricordare. “Partono le polemiche sul circuito e sulla sua sicurezza e i processi. Quello mediatico, alimentato dalle libere interpretazioni sulle foto di Senna e mie durante l’ispezione a piedi (vedi sopra) e anche da dichiarazioni di piloti del calibro di Michele Alboreto. Quello giudiziario con il rinvio a giudizio del sottoscritto insieme ad altri due manager del circuito.
A distanza di tanti anni penso di poterlo dire: il Procuratore Capo in persona mi disse che secondo lui non c’era niente, ma che aveva comunque dovuto disporre l’indagine date le pressioni arrivate dal Presidente del Brasile al nostro Presidente e, a scendere, al Procuratore Generale. Cosa che ci fa riflettere su cosa Senna significasse per il Brasile intero.
Saremo in seguito tutti assolti con formula piena su richiesta dello stesso PM; anche Alboreto, con grande onestà intellettuale, riconoscerà al processo di essersi sbagliato”: il problema alla radice dell’incidente era meccanico”.
“Dopo Imola, ho avuto modo di rivedere Frank Williams: anche lui molto onestamente riconobbe che all’origine c’era un problema meccanico e non certamente legato alla pista”.
Bendinelli: “Era stato ad un passo da Ferrari prima dell’avvio del campionato e ricordo che all’interno della Scuderia c’erano due linee di pensiero forti e contrapposte, l’una favorevole all’ingresso di Senna, l’altra, vincente alla prova dei fatti, contraria.”
“Amava poco parlare di sé e farsi vedere, a differenza di tanti colleghi dell’epoca: un episodio rivelato dopo la sua morte, riguarda la visita che ogni volta che veniva ad Imola faceva ad un ragazzo tetraplegico ricoverato in un vicino ospedale, ragazzo che per circostanze fortuite io stesso ho incontrato in seguito”.
Qui s’innesta un particolarissimo ricordo di Ezio Zermiani: “Avevo chiesto a Senna come mai lasciasse molto presto il circuito per recarsi in paese. E ricordo ancora bene la sua reazione spropositata: ‘se cerchi di sapere di più di questo fatto, non parlerò mai più con te’”.
“Dopo la gara, decido comunque di fermarmi ad Imola anche il lunedì. In pista c’è tantissima gente in processione verso la curva del Tamburello. Ad un certo punto, un signore mi batte sulla spalla e mi chiede ‘E’ lei Ezio Zermiani?’”. Si presenta: è un dottore che in ospedale sta da tempo lavorando su pazienti craniolesi, stimolandoli con elementi emozionali potenzialmente in grado di andare a toccare e riaccendere scintille di coscienza in qualche recondita parte del cervello. Facendo ad esempio sentire in cuffia rumori, parole e musica cui il paziente era per qualche motivo legato: stimoli che per essere efficaci dovevano spesso essere cambiati e rinnovati. E Senna questo faceva tenendolo gelosissimamente nascosto: si recava in ospedale a registrare frasi ogni volta diverse per un ragazzo, suo grande fan, caduto in motorino molto giovane. Il medico quindi mi dice: “’non sono credente e non sogno quasi mai; stanotte però ho sognato Senna che mi diceva di portare l’ultima cassetta da lui registrata a Ezio Zermiani. Nome a me del tutto sconosciuto, tanto che devo scriverlo per non dimenticarlo. Ed eccomi qui”.
I giovani mostrano poco interesse per la F1: eppure il nome di Senna è tra di loro molto popolare. Una conferma viene dallo stesso Giorgio Terruzzi che, durante tour di presentazione del libro nelle scuole, ha rilevato un grandissimo interesse testimoniato da un’impressionante mole di domande e di email: addirittura, secondo lui, l’attrattività dei giovani si focalizza all’80% su Senna e solo per la parte restante su altri due mostri sacri della velocità, Valentino Rossi e Michael Schumacher.
Bendinelli: “Solo la parola mito può spiegare un fatto del genere. Ricordo che quando ero ancora a Imola, mi è capitato più di una volta di vedermi arrivare in circuito autobus di turisti stranieri con la richiesta di potersi recare sul luogo dell’incidente.
Nel 2014 ha meravigliato e impressionato tutti gli addetti ai lavori il grande pubblico intervenuto alla commemorazione in occasione del ventennale dalla morte e la fiumana di gente che andava in processione fino al Tamburello”. Zermiani a sua volta parla di 40.000 persone presenti.
Senna ha rappresentato un’epoca della F1: migliore o peggiore di quella attuale?
“ Non so se sia meglio o peggio, ma allora c’era un maggior senso di genuinità e di immediatezza: le regolazioni le faceva il pilota, non era il muretto o un team situato a kilometri di distanza a deciderle. I piloti erano sicuramente meno telecomandati”.
Foto:
Lamborghini
Mereghetti Michele
Quarta Maurizio
Zacchè Raul