Un 70esimo e un centenario per l’Historic Minardi Day

di Maurizio Quarta

Nel cuore della Motor Valley, sul circuito di Imola che spegne 70 candeline, anche quest’anno l’Historic Minardi Day, arrivato al suo settimo compleanno, ha confermato il grande livello di consenso sia tra gli appassionati che tra gli addetti ai lavori, nonostante temperature molto elevate.

Con Giancarlo, del quale da due anni raccogliamo le opinioni sui GP di F1 di tutta la stagione, ci siamo brevemente soffermati a commentare l’evento: grande soddisfazione, per l’affluenza di pubblico (oltre 14.000 persone, limite imposto dal format “a paddock aperto” scelto), per il numero record di vetture presenti (485), per il numero di vetture di F1 presenti (24) e per il significativo numero di piloti presenti, oltre 30, di cui ben 14 con esperienza alla guida di monoposto di F1.

 

In questo periodo, nell’ambiente della F1, gira insistente la voce che Alpha Tauri, l’evoluzione in chiave Red Bull del team di F1 originariamente creato e gestito da Giancarlo, si appresti a cambiare nome, con la possibilità, da molti ventilata e auspicata, di un ritorno del nome Minardi nel circus: non potevamo non chiedere lumi al diretto interessato.

Giancarlo si è dichiarato “davvero molto lusingato che dopo tanti anni di lontananza dal mondo della F1 si pensi a far comparire di nuovo il mio nome”, ma, al contempo, “non si tratta di una cosa semplice e, per quanto mi consta, la scelta è già stata fatta per un altro nome, che però non ti posso in questo momento dichiarare”.

Quali sono gli elementi che garantiscono il successo crescente della kermesse imolese?

Calore, passione e cuore per primi e il confronto subito si pone con la F1, che purtroppo quest’anno a Imola non è riuscita a correre per il maltempo. La F1 è diventata sempre più esclusiva e asettica (basta guardare il deserto del paddock nella giornata del giovedì prima di un GP), finendo per allontanare molti appassionati, a cui basta spesso poco per poter soddisfare la propria passione. La scelta di operare a paddock aperto, che, se da un lato, plafona il numero degli accessi, dall’altro garantisce però al pubblico l’emozione di stare a contatto diretto con auto che hanno fatto la storia e con chi dentro queste auto ci ha corso.

 

Notevole è poi la capacità di Giancarlo, del suo team e della sua famiglia (il fratello Giuseppe e Elena, la figlia di Nando scomparso due anni fa, cui è stata dedicata una sezione speciale) di catalizzare attenzione e interesse da parte di tanti addetti ai lavori, dal mondo del motorsport e dal mondo dell’automobilismo più in generale.

 

Un altro ingrediente che troppo spesso in simili manifestazioni non viene adeguatamente considerato è l’attenzione a creare e “fare cultura”, mantenendone sempre alto il livello, per uno sport e per un settore importante della nostra economia sul quale tanto si scrive, commenta e discute, attraverso la presentazione di libri in tavole rotonde animate dai ricordi e dagli aneddoti di personaggi che nel motorsport hanno vissuto per anni. Particolarmente importante questo aspetto far crescere una cultura delle corse nei più giovani, portati a vedere solo la parte superficiale di questo ambiente, tutto spettacolo e lustrini, e la cui conoscenza si limita a Netflix e ai simulatori di guida. Giancarlo ci faceva notare come “tantissimi sono i giovani presenti alla manifestazione”.

 

Tra tutti gli spunti offerti dalla manifestazione minardiana, abbiamo scelto di soffermarci su due in particolare: i riferimenti alla Motor Valley e uno dei libri presentati, “Giù la visiera e piede a tavoletta. La vita di Roberto Nosetto, il sogno Ferrari, la Formula 1 e il cammino verso il destino” di Renata Nosetto.

Come ci diceva tempo fa lo stesso Giancarlo, qui, in questo tratto della via Emilia che va da Piacenza a Rimini, caratterizzato dalla concentrazione di tante grandi case del motorismo italiano, di quindici musei d’auto e moto d’epoca, di piste  e da passione, cultura e storia collegate allo sport dei motori “si  accumulano la passione e le capacità Industriali che questa terra, l’Emilia-Romagna, sprigiona da tutti pori”.

E al di là del grande richiamo emozionale delle F1 storiche condotte in pista da tanto ex piloti (una su tutte: la Ferrari ex Villeneuve guidata da Thierry Boutsen, ma anche la March ex Vittorio Brambilla guidata da Miguel Angel Guerra), tanta attenzione è stata dedicata dal pubblico alle supercar presenti (Dallara, Pambuffetti, Pagani, Lamborghini). E qui le foto parlano da sole.

 

Veniamo al libro: tra i tanti presentati nel corso della manifestazione (segnaliamo anche “Imola, il romanzo dell’autodromo” di Pino Allievi), abbiamo scelto quello di Renata Nosetto perché racconta di due vite che si intrecciano, crescono e si completano nel motorsport, facendo coppia per diversi decenni.

Ci racconta innanzitutto del  percorso professionale e di vita del marito Roberto Nosetto, che sin da giovane ambiva a lavorare in Ferrari. Cosa che gli riuscirà benissimo visto che nel 1976 ne diviene Direttore Sportivo vincendo anche il campionato del mondo, per poi essere a capo della pista di Fiorano (di proprietà di Ferrari) e quindi guidare per un decennio il circuito di Imola, sul quale ha organizzato 10 GP di F1.

La bellezza intrinseca del racconto sta nel suo saper essere, come scrive Ezio Zermiani nella  prefazione, “un diario rigorosamente contrassegnato dal percorso quotidiano della vita, senza titubanze o amnesie, con fatti e cifre di chi stando rigorosamente ad un passo di lato dal Drake (ndr. Enzo Ferrari, per i più giovani), ha saputo capire, indirizzare e consigliare un uomo che ha creato il mito”.

Un altro aspetto lo rende particolarmente interessante, ovvero l’ampiezza delle esperienze descritte, frutto del lavoro non solo in e con Ferrari, ma anche con Bernie Ecclestone e Jean Marie Balestre (storico e potente presidente della FIA), arricchito dagli importanti ruoli di gestione nel mondo delle due ruote, con Dorna per il Motomondiale e in Superbike

 

Va infine ricordato che, oltre al 70esimo anniversario del circuito, l’evento di quest’anno è coinciso anche con il centenario del “Circuito del Savio”, celebrato con la carovana di vetture storiche in transito a Lugo e a Ravenna per poi fare rientro al Santerno per la parata conclusiva.

 

Un grazie quindi a Giancarlo per gli stimoli e le emozioni che la sua creatura è tuttora capace di generare.

Foto – (Credit: Maurizio Quarta)