Di Maurizio Quarta
Gigi Vignando è uno dei personaggi più noti e cari al pubblico monzese, ma quasi nessuno lo riconoscerebbe anche vedendoselo passare accanto.
In realtà quello di lui che tutti conoscono e apprezzano, è la sua voce, dalla timbrica particolare che accompagna tutte le competizioni sul circuito brianzolo da ormai tanti anni. Un po’ quello che capita ai grandi doppiatori (uno su tutti: Ferruccio Amendola, la voce di Hoffman e di De Niro).
Abbiamo voluto intervistare Vignando sia come tributo al suo grande contributo professionale alla riuscita e al completamento degli eventi monzesi, sia per aprire agli appassionati una finestra su un lato poco conosciuto dell’organizzazione delle gare e infine per commentare con lui, che gli eventi li vive letteralmente dal di dentro, quello che succede nel mondo del motorismo sportivo monzese.
Commenti tanto più preziosi, in quanto Vignando è uno di quelli che si è maggiormente speso negli ultimi anni per il rilancio di Monza, sia pure nel suo stile ritroso e poco orientato all’apparire.
Non solo sei di casa in autodromo, ma hai casa sull’autodromo …
Verissimo. Sono nato a Monza nel 1957, ma ho sempre vissuto a Vedano, letteralmente a due passi dall’ingresso del circuito (ndr. vicino a quella di Ercole Colombo, grande nome della fotografia di F1).
La vicinanza e il rumore che ti invadeva casa (ndr. perché una volta le F1 facevano tanto rumore …) non potevano non avere un effetto sulla mia vita: ricordo che con mio padre eravamo soliti entrare dopo l’inizio delle gare, quando era una specie di tradizione aprire i cancelli per far entrare gli appassionati …
Dalla passione alla professione: come hai iniziato?
Alle scuole medie avevo conosciuto Marco Veronesi, che aveva un negozio di fotografia a Vedano: ho iniziato con lui a fare foto “professionali”, spesso anche dalla griglia di partenza. In seguito è venuto lo speakeraggio, che in quegli anni, senza GPS e senza cellulari, aveva un qualcosa di quasi eroico nella sua organizzazione. Per poter avere la situazione in tempo reale, si utilizzavano le radioline: come aiuto speaker, mi piazzavo alla prima curva e comunicavo in tempo reale la sequenza dei passaggi allo speaker che allora si trovava sopra la tribuna centrale.
La mia prima gara da speaker è stata una corsa di Formula Monza del 1975: per farmi il quadro della corsa e per saper cosa dire, andavo dai cronometristi per prendere le stampate delle loro rilevazioni e sulla base di quelle costruivo il mio commento.
E i passi successivi?
Il richiamo del motorsport è sempre stato molto forte: ho infatti abbandonato gli studi di Economia in Cattolica prima del traguardo finale per dedicarmi completamente al giornalismo e all’attività di speaker.Nnel 1982 accetto la proposta di Radio Villasanta per condurre un programma sui motori chiamato GIGI E LA F1.
Senza falsa modestia, la trasmissione ottenne sempre altissimi ascolti, grazie anche alla capacità di portare ai microfoni ospiti di rilievo, come ad esempio Michele Alboreto, grande pilota, rimasto negli anni e sempre umanamente disponibile, oppure Romolo Tavoni (ndr. direttore sportivo del team Ferrari e direttore di pista a Monza per un ventennio), grande ed entusiastico narratore dei fatti sportivi e non, con il quale si è andato consolidando negli anni un forte legame personale e professionale, tanto da essere anche mio testimone di nozze.
All’inizio commentavo le gare in diretta radiofonica; poi, nel 1983, il caso imprime una svolta al mio percorso. Lo speaker ufficiale si laurea in Medicina e abbandona l’autodromo: Enrico Ferrari mi chiama per sostituirlo. Divento speaker ufficiale di F1 alla fine degli anni ’80 e inizio in F1 l’anno successivo alla morte di Enzo Ferrari, affiancando nell’88 lo speaker per prepararmi al passaggio di consegne, in una gara dalle grandi emozioni con la doppietta Berger-Alboreto resa possibile dall’incredibile incidente tra Senna e Schlesser.
Nel 1990 faccio tutta la stagione con Salerno Corse, con cui come speaker aveva lavorato Gianfranco Mazzoni, oggi commentatore in RAI. La collaborazione con loro durerà fino al 1998. Dal 1998 ho collaborato con LA 7 prima come telecronista per ETCC e WTCC e quindi per dieci anni di Superbike.
Ogni speaker ha il suo stile …
Madre natura mi ha dotato di una notevole capacità polmonare, che ho deciso di sfruttare interamente con un commento in stile brasiliano, che peraltro all’inizio mi chiedevo se sarebbe stato gradito o meno.
E visto che il gradimento c’era, mi sono concesso il vezzo di LANCIARE LA POLE, a partire dall’orecchiatissimo PIRO PIRO PIRO PIROVANO nel Mondiale Superbike.
La forma senza contenuto però non basta: dietro la voce ho sempre curato nel dettaglio la preparazione per conoscere la storia di ogni pilota (i suoi titoli, fatti di vita personale, gli pseudonimi), al fine di rendere il commento qualcosa di vivo, interessante e accattivante. E questa meticolosità la applico in tutte le competizioni che commento, anche come segno di rispetto verso chi corre soprattutto per passione e non è magari così famoso come un pilota di F1.
E’ per me molto importante entrare in sintonia con la gara per poter dare al pubblico l’opportunità di essere davvero in pista.
Monza per te è più di un lavoro …
Monza è per me soprattutto un patrimonio che va gelosamente conservato e salvaguardato: uno dei più grossi errori è stato quello di cancellare un calendario storicamente consolidato e ricco di manifestazioni. E la cosa peggiore fatta al circuito e agli appassionati è sicuramente stata quella di chiudere il paddock della F1.con un drappo nero
Quando negli anni più recenti la crisi di Monza si è manifestata in tutta la sua ampiezza e gravità, mi sono detto “rimango a Monza e mi batto per Monza”: e così è stato coinvolgendo tra gli altri anche Ivan Capelli ex pilota della Ferrari, ma milanese e quindi del territorio come il sottoscritto. Da allora continuo il mio lavoro dietro le quinte per coinvolgere persone valide e desiderose si sostenere l’autodromo.
A tutti manca tanto il “calendario” dei bei tempi: cosa faresti per far rivivere quei tempi e per portare gente in autodromo?
Per far rivivere Monza agli appassionati è necessario investire per realizzare gli ammodernamenti all’impianto necessari per fornire servizi alla gente, alle famiglie e a tutti coloro che arrivano a Monza per trascorrere un semplice fine settimana. Ma anche alle decine di migliaia di visitatori che arrivano ogni anno da ogni parte del mondo per respirare l’aria del circuito più celebre al mondo.
Dovrebbero essere fruibili un Museo, una libreria specializzata, bar, ristorante, servizi igienici, negozi a tema e visite organizzate e studiate per far conoscere la storia dell’impianto osservando da vicino ogni angolo dell’impianto stesso.
Alle porte d’ingresso del parco di Monza si dovrebbero realizzare dei centri di informazione sui contenuti del Parco e sulle possibilità di visitare ciò che si rende fruibile.
Sotto il profilo sportivo Monza dovrebbe dare stabilità al proprio calendario con manifestazioni di qualità nazionale ed internazionale, facendo attenzione a dare stabilità alle date per garantire la necessaria continuità al calendario stesso.
Il fatto più bello che hai avuto occasione di commentare (in tutte le serie)
Senz’altro la festa itinerante che ho seguito per la Ferrari in occasione dei 50 anni dalla fondazione. Nel 1997 andammo in giro per l’Italia con una carovana di gioielli che avevano scritto le pagine più belle della storia sportiva e commerciale del Cavallino. A Pergusa arrivarono anche i piloti ufficiali, Schumacher ed Irvine, che scatenarono una risposta emotiva tra la gente del posto, mai vista prima neppure in occasione del GP d’Italia.
… quello più brutto …
Per anni la pista di Magione mi ha chiamato per commentare la “Pasqua del Pilota”, un fine settimana di corse dedicato alle categorie minori, una bella festa. Quella del 1998 fu l’ultima Pasqua che commentai a causa di un incidente mortale nel quale perse la vita Sandro Corsini, al volante della Formula Junior che portava il suo nome. Ricordo ancora molto bene l’incidente: Corsini e Russomando transitavano appaiati sul traguardo, quando uno scarto di Russomando spinse la monoposto di Corsini contro il muro. Il casco di Sandro si spezzò in due per il violentissimo urto contro un muretto non protetto e io stesso a distanza ne sentii il rumore sordo. Sandro Corsini morì sul colpo, una tragedia incredibile che mi colse impreparato perchè così imprevedibile e inimmaginabile tra le piccole Formula Junior che mai avevano fatto male ad alcuno e che a Monza avevano fatto crescere la mia passione e con essa anche la mia professione….e Sandro Corsini ne rappresentava l’anima!
… quello che ti ha maggiormente coinvolto emotivamente …
28 agosto 2005 a Oschersleben (Germania) per la telecronaca della gara del WTCC (Mondiale Turismo) per LA 7: in pista c’è anche Alex Zanardi, al volante di una BMW modificata e preparata dal team Italy-Spain. Negli ultimi giri della gara Alex occupa le posizioni di testa lottando per il podio. Ultimo giro adrenalinico e dall’ultima curva che riporta sul traguardo si presenta la vettura di Zanardi vincitore della prova di campionato del mondo. Il ritorno di Alex nel paradiso dei grandi dopo aver saggiato l’inferno nel terribile incidente al Lausitzring, sempre in Germania, è stata per me un’emozione tanto intensa quanto unica per il valore sportivo ed umano dell’impresa.
Il “tuo” pilota e perchè
Il “mio” pilota è e resterà per sempre Gilles Villeneuve. Il Canadese è, tra i piloti che ho vissuto e conosciuto, quello che mi ha lasciato un segno indelebile, fatto di cuore, passione, velocità, spregiudicatezza, onestà.
Di lui amavo anche lo stile di vita: lo ricordo a Monza dopo un GP d’Italia ripartire al volante del suo imponente motor home con a bordo tutta la sua bella famiglia, destinazione Montecarlo….
Ogni sua gara si trasformava in una battaglia nella quale non esisteva il termine “resa”, con Gilles ho vissuto il periodo più intenso e viscerale della mia passione per il Motorsport, dove la velocità allo stato puro sovrastava ogni altra emozione.
Senna è ancora un mito: per quali ragioni?
Se Gilles era follia allo stato puro, senza limiti o barriere, Ayrton Senna è il pilota che questa follia è riuscito per certi versi ad imbrigliare lavorando con intelligenza sul suo smisurato talento agonistico, apportando un tocco di misticità al suo percorso di pilota.
Ayrton Senna è diventato così il riferimento per coloro che sognavano di realizzare un “percorso professionale da Campione”. Dedizione assoluta, serietà anche e soprattutto fuori dalle piste, attenzione maniacale ai particolari, coraggio e ferocia agonistica fuori dal comune.
Di Ayrton Senna conservo ancora il ricordo di una pole position a Monza nel 1991 con la vecchia seconda di Lesmo, che allora era da paura, Ayrton, al volante della sua Mc.Laren Honda fece registrare il record in 1.21.114 un tempo entrato nella storia del Circuito e che nessuno mai è riuscito ad avvicinare!!
Per il percorso agonistico iper-professionale, Ayrton Senna era considerato alla stregua di un “immortale”, per la sua attenzione ai particolari e per la sua preparazione tecnica, nessuno infatti poteva immaginare Senna al volante di una Williams che mandava in crisi il piantone dello sterzo……anche per questo l’uscita di pista alla curva del Tamburello di Imola è coincisa con l’ingresso di Ayrton nella leggenda del Motorsport
Cosa è cambiato con il passaggio dai motori aspirati agli ibridi attuali?
Da quando i motori aspirati sono stati sostituiti dall’ibrido la F1 è diventata definitivamente materia per ingegneri molto preparati mentre gli appassionati si devono accontentare di ciò che viene detto loro e questo non aiuta ad alimentare una passione che, fino a qualche anno fa, lasciava spazi aperti un po’ a tutti.
Altro discorso che ha contribuito non poco al grande cambiamento è l’arrivo dei simulatori.
Oggi un pilota che fa il suo esordio in F1 non sbaglia nulla perché conosce alla perfezione tutte le piste del mondiale avendo macinato migliaia di chilometri su ciascuna di esse proprio al volante di un simulatore di f1.
Ricordo ancora quando Jaques Villeneuve, allora pilota Williams, raccontava di come imparò un paio di piste usando i videogiochi….eravamo agli inizi di una trasformazione tecnologica..
Anche questo è un aspetto che ha tolto una parte importante del fascino delle competizioni. Oggi in tutte le categorie ti puoi allenare all’infinito, basta avere in cantina un simulatore di poche migliaia di euro.
Mi ricordo quando Clay Regazzoni raccontava di come si usciva in piena velocità dall’Ascari e, appaiati a due o tre monoposto, si arrivava in pieno alla staccata della parabolica…”la velocità era tale che il cervello ordinava alla pelle del sedere di arrotolarsi per fare in modo che il piede destro si accorciasse quel tanto che portava a togliere accelerazione alla vettura, ma chi aveva il pelo restava lì, anche oltre”…oggi il rischio è stato, per fortuna, praticamente azzerato però il fascino della competizione un po’ ne ha risentito.
Cosa ti aspetti da Liberty Media?
Da Liberty Media mi aspetto che faccia un passo indietro per consentire agli organizzatori delle gare di poter fare impresa e non fallire. (vedi come rilanciare Monza)
Com’è possibile che Monza o Silverstone o altre piste debbano pagare oltre 20 ml di euro per una gara di F1, lasciando pubblicità, televisione, Hospitality Premium e quant’altro tutto nelle mani di Liberty?
Una gara, se va bene come pubblico, incassa 15, forse 16 ML di euro, togli le spese e ne rimangono la metà, se va bene!
Dove possono trovare i finanziamenti circuiti storici come Monza o Silverstone? Dallo Stato? Dall’ACI? E’ assurdo, così non si va da nessuna parte: gli Stati e i Governi non possono e non devono pagare I Gran Premi di F1, così come sono assurde le spese affrontate dal Circus anno dopo anno! Questa F1 di Ingegneri e di Case, forse deve modificare la propria tipologia di business.
Sempre grande successo riscuote a Monza il Rally Show, che però è forse un po’ troppo Rossi-dipendente …
Inizio con dire che non credo che Rossi abbia in mente di lasciare il Rally di Monza: almeno fino a quando sarà pilota della MotoGP, io credo che lui ci sarà.
Poi, se a fine carriera si darà alla velocità/rally, allora le cose potrebbero cambiare e Monza potrebbe non essere più una “priorità di fine stagione”
Valentino a Monza è sempre stato coccolato e l’unico anno nel quale non è stato pienamente soddisfatto nelle sue richieste è stato proprio quello appena trascorso, perché lui voleva correre con le plus 2017 ma non lo hanno accontentato per mancanza di macchine disponibili e per gli alti costi di gestione. Forse questo lo ha un pò contrariato.
Sono 20 anni che Valentino prende parte al Rally ed è vero che poco è stato fatto per rendere la manifestazione meno Rossi-dipendente, ma con un nome di quel calibro diventa difficile fare diversamente. Anche lo sponsor principale è legato al suo nome.
Ridurre la Rossi dipendenza è possibile, credo, trasformando la manifestazione da sportiva in uno Show allo stato puro: far concludere il Rally il sabato sera; dedicare la domenica al Master-Show con i piloti delle vetture meno spettacolari di scena al mattino mentre i “campioni” si sfidano in più round nel pomeriggio, su una pista studiata per i campioni! E nei momenti di pausa si seleziona tra i pubblico coloro che salgono a fianco dei drifter ….ma è solamente un’idea
Chiudiamo con un ricordo molto particolare di Vignando: l’episodio del medico toscano che aveva fatto nascere la figlia al mattino, pur di poter assistere al GP nel pomeriggio. Oggi questo non succederebbe certamente più, ma crediamo di dare voce alla VOCE DEL TEMPIO auspicando nel futuro una Monza per la quale in tanti decidano di anticipare la nascita dei propri figli …